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64 ATTO QUARTO
Era qui colle incognite, ed ebbe l’ardimento

Di farmi dir che ad esse facessi un complimento.
Ma io che me ne accorsi, fingendo l’ammalata.
Volli nella mia camera star sola e ritirata.
Voi attendeva appunto con somma impazienza.
Mi par che del germano sia questa un’insolenza;
E che sugli occhi miei fino nel proprio tetto
Condur tali pasticci, sia un perdermi il rispetto.
Emilio. Or, più che pontigliosa, bramo che siate esperta.
È ben che si trastulli, che goda e si diverta.
Secondarlo conviene in ogni suo diletto.
Finchè il disegno nostro conducasi ad effetto.
Stiam navigando, e insegna il marinaro accorto,
Che bordeggiar conviene, finchè si giunga in porto.
Livia. Sperate di vederlo al termine ridotto?
Emilio. Lo spero; e l’avvocato per questo ho qui condotto.
Ei nella sala aspetta; sa tutto il mio progetto,
E dalle sue parole assai mi comprometto.
Dopo che il Conte è erede, più di dieci avvocati
Stan colla bocca aperta attenti e preparati.
Aspettando l’incontro di qualche litigante.
Per avere la decima anch’essi del contante.
Il mio mi ha insinuato quello che far dovremo,
Dicendo: in ogni caso alfin litigheremo.
Livia. Se ha tanta gente intorno, da cui prende consiglio,
Vedo le mire nostre in prossimo periglio.
Emilio. Con qualcheduno al mondo deve passar la vita.
Noi non possiam costringerlo a viver da eremita.
Basta che si procuri tenerlo allontanato
Da chi con prevenzione può discoprir l’aguato.
Temo donna Felicita più che altri in questo mondo,
Ella è una donna accorta, che sa pescare a fondo,
Che al Conte più d’ogn’altro aprir può l’intelletto.
Livia. Appunto alle mie mani giunse testè un viglietto,
Con cui donna Felicita rimprovera il germano,