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il mio dilettissimo Signor Giovanni Fratello vostro1, che mi vuol bene davvero non men di Voi, che ha il più bel cuore del Mondo, che fa sue proprie le premure de’ suoi amici, e se ciò non bastasse, anche la Sorella vostra savissima, morigerata e cordiale impiegherà gli uffici suoi generosi a mio pro, per quell’innata bontà che è l’ereditario costume della vostra degna Famiglia. Superato con tali mezzi l’ostacolo dell’avversione, che aver potreste a una Dedica, rimarrà solo nel vostro animo l’amore verso di me, e come vi diceva a principio, sarà questa mia lettera uno svegliarino alla vostra cara amicizia. Io all’incontro non avrò bisogno di stimolo per ricordarmi di Voi. Ho troppo radicate nell’animo le obbligazioni che vi professo, ed avrò sempre nella mente e nel cuore l’adorabile persona vostra, e la preziosa vostra cordialità.

Oh quanto i veri amici sono rari! Non dico ciò per averlo sentito dire, o per averlo moltissime volte letto. Dicolo, perchè l’ho provato io stesso; perchè sovente mi sono lasciato dalle apparenze ingannare, e sono stato da chi meno potea aspettarlo, assai mal corrisposto. Ciò non ostante ho procurato sempre di far del bene a quelli ancora ch’io sapeva non meritarlo, per quella buona ragione, che anch’io senza merito sono stato parecchie volte beneficato. Voi mi siete stato sempre liberalissimo colle opere e colle parole, ed ho trovata in Voi quella cordialità, quella amichevole sincerità, che giova moltissimo a chi la conosce, ed in pochi si può sperar di trovare. Questa vostra cordialità, questa vostra buona amicizia, mi ha giovato in Venezia, e mi gioverà da per tutto. Il vostro nome è in ogni parte assai conosciuto, e il carattere d’amico vostro può farmi esser caro a moltissimi, e son certo che tutti quelli che nel mio lungo viaggio avrò occasion di conoscere col mezzo vostro, saranno persone degne di Voi, che vale a dire, d’intera fede, di ottimo cuore e di perfetta onesta. Spiacemi andando ora a Parigi non poter passar per Marsiglia2.

  1. Fratello di Gabriele, secondogenito: «l’un et l’autre» dice il G. nei suoi Mémoires «Négocians de Venise, et originaires François». A Giovanni lasciò la cura della propria nipote, prima di partire da Venezia: v. Mémoires, parte seconda, cap. 46.
  2. Il Goldoni, com’è noto, proponevasi da prima di fare il viaggio per le Alpi, toccando Ginevra; e voleva «abbracciare» il Voltaire a Ferney: v. lettera dei 5 sett. 1761 da Venezia al marchese Albergati Capacelli.