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524 ATTO QUARTO
Petronilla. Cosa vuol dir, signore, che mi pare alterato?

Policarpio. Barbara è da marito, e convien darle stato.
Petronilla. E perchè me lo dice con aria prepotente?
Che si mariti pure, a me non cal niente1.
So che sarà difficile trovarle un buon partito.
Policarpio. No, non sarà difficile; si troverà il marito.
Petronilla. Voglia il ciel che lo trovi, per me non vedo l’ora;
Anzi per lei m’impegno di maneggiarmi ancora.
Farò tutto il possibile, perchè sia collocata.
(Di questo spin negli occhi meglio è sia liberata).
(da sè)
Policarpio. Manco mal che una volta voi mi diceste un sì.
Vi vorrò assai più bene, parlandomi così.
Cara consorte mia, non mi stimate un fico?
Petronilla. Chi vi ha detto tal cosa?
Policarpio.   Eh, so io quel che dico.
(parte)

SCENA VI.

Donna Petronilla.

Certo, a dir quel ch’è vero, non lo calcolo molto.

Ma come ho da stimare un uom che pare un stolto?
Sempre con delle smorfie intorno a me lo veggio,
E con noi altre donne l’importunar fa peggio.
Ora di contentarlo voglio mostrare in questo:
La sua diletta figlia a maritar m’appresto.
Non già per far un bene nè al genitor, nè a lei.
Che per questo motivo io non mi moverei;
Ma questa signorina comincia a poco a poco
Nella conversazione a avere il primo loco.
Vedo che i miei amici, vedo che i cavalieri
Le corrono d’intorno, la trattan volentieri.

  1. Ed. Zatta: a me non cal di niente.