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LA SPOSA SAGACE 485
Moschino.   Quel di Chiaramonte?

Lisetta. Eh per l’appunto!
Moschino.   Aspetta. I Conti sono tre.
Sarà quel d’Altomare, l’ho ritrovato affè.
Lisetta. Via, va a prendere il brodo.
Moschino.   L’ho trovato, Lisetta?
Lisetta. Va a riscaldare il brodo, che la padrona aspetta.
Moschino. Vado: il Conte alla giovine spiegò il suo sentimento?
Lisetta. Non sono una pettegola; non rompo il giuramento.
Moschino. Brava, del giuramento dei sostener l’impegno.
Senza che altro mi dica, sono arrivato al segno.
(parte)

SCENA II.

Lisetta, poi donna Petronilla.

Lisetta. Povera me! l’ho fatta. Ma io che cosa ho detto?

Moschino ha concepito un semplice sospetto.
Io non ho detto nulla. Rimorso non mi sento
D’aver per questa parte violato il giuramento.
È ver ch’io non doveva vantarmi di sapere.
Ma in certe congiunture difficile è il tacere.
Spero che al scoprimento si leverà ogni ostacolo;
Se ho da tacere un pezzo, se non crepo, è un miracolo.
Parmi che a questa volta sen venga la padrona,
Presto, presto, allestiamole la solita poltrona.
Se non la trova in pronto, colla sua melodia
Va dietro fin a sera a dirmi villania.
Eccola per l’appunto.
Petronilla.   Lisetta.
Lisetta.   Mia signora.
Petronilla. Ho domandato il brodo, e non si vede ancora.
Lisetta. Or or lo porteranno.
Petronilla.   Or or lo porteranno!
Che casa maladetta! non san quel che si fanno.