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402 ATTO SECONDO
Quel che vuol Valentina, voglio che fatto sia:

Questa è la mia padrona, questa è la gioia mia.
Ella sola, e non altri, comanda in questo tetto;
E dee chi non vorrebbe soffrire a suo dispetto.
Conosco il di lei merito, per comandare è nata.
Cara la mia Ninetta, oh che tu sia indorata! (parte)
Baldissera. Brava, la mia ragazza. (a Valentina)
Felicita.   Brava, sorella mia.
Valentina. Per quel ch’egli mi ha detto, non aver gelosia.
(a Baldissera)
Baldissera. No, no, non son sì pazzo; seguita pur così.
Vorrei che queste borse venissero ogni dì.
Felicita. Voglio la parte mia. (a Baldissera)
Baldissera.   Bene, ma in altro loco
Dividerem; venite (vo’ a divertirmi al gioco).
(in atto di partire)
Valentina. Parti senza dir nulla? (a Baldissera)
Baldissera.   Parto, perchè tem’io
Della gente di casa. Ci rivedremo; addio. (parie)
Felicita. Voglio la mia metà. S’egli mi tiene un pavolo,
S’egli mi vuol far stare, fo un strepito del diavolo.
(parte)
Valentina. Ecco quel che ha prodotto l’odio di questa gente;
Può Baldissera in casa venir liberamente.
E per meglio deludere il credulo Fabrizio,
Mi puote questa favola giovar del sposalizio.
Lo so che col padrone sono una donna ingrata,
So che sarò pur troppo dal mondo condannata,
Ma questa è la premura, questo è l’amor fraterno.
Che hanno pei lor padroni le donne di governo.

Fine dell’Atto Secondo.