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390 ATTO SECONDO
Felicita. Amo la cioccolata, il caffè, il rosolino,

Ma più d’ogni altra cosa mi dà piacere il vino.
Valentina. Ora ne abbiam del buono.
Felicita.   Cara sorella mia,
Dammene una bottiglia, che me lo porto via.
Valentina. Volentieri, anche due. Questa sera verrà
Baldissera a trovarmi... Oh diamine! chi è là?
(osservando fra le scene)
Felicita. Baldissera. (osservando fra le scene)
Valentina. È tornato?1
Convien dir che Tognino non l’abbia riscontrato.

SCENA 111.

Baldissera e dette.

Baldissera. (Maladetta fortuna!) (da sè)

Valentina.   Non vedeste Tognino?
Baldissera. Non l’ho veduto. (Ho sempre contro di me il destino?)
Valentina. Mi parete confuso. Ditemi, cosa è stato?
Baldissera. Nulla, mi duol la testa. (Oh fante indiavolato!)
Felicita. Se venite stassera, e se cenar bramate,
A portar il bisogno più tosto anticipate.
(a Baldissera)
Baldissera. Che parlate di cena? (a Felicita)
Valentina.   Vi dirò, Baldissera:
Volea da mia sorella vedervi in questa sera.
Mandai per avvisarvi Tognino, il servitore2,
Perchè in casa si è fatto di noi qualche rumore;
E ha il padron concepito per ciò qualche sospetto.
Felicita. Dunque da me verrete, quando il padrone è a letto.
Baldissera. Se costui nulla nulla mi secca e mi molesta,
Gli do, corpo di bacco, un maglio sulla testa.
Voglio tagliar la faccia a quei che han riportato.
Che si guardino tutti da un uomo disperato.

  1. Di questo verso martelliano manca un settenario.
  2. Ed. Zatta: Tognino servitore.