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384 ATTO PRIMO

SCENA VII.

Fabrizio solo.

Ehi Rosina, Rosina; sen vola come il vento.

Ah che pieno mi lascia d’orrore e di spavento.
Possibil che sia vero che Valentina ingrata
Mi tradisca in tal modo? no, sarà calunniata.
La conosco, è impossibile, arde per me d’affetto.
No, non mi può tradire quel viso benedetto.
Ma fin che l’accusasse la falsa Giuseppina,
Direi che per malizia a rovinarla inclina;
Quest’altra ch’è innocente, inabile a un eccesso
Mi vien semplicemente a confermar lo stesso?
Dunque temer io deggio che sia la verità...
Eh, Rosina è una sciocca; sedotta alcun l’avrà.
Disse che coll’amante la vide in sul mattino.
Non potrebbe esser stato qualche spazzacamino,
O qualche spaccalegne, o il fornaio, o il beccaio,
O quel che d’immondizie tien netto il letamaio?
Ma anche con un di questi quel che le pare e piace
Potria far la mattina... Oibò; non è capace.
Non stima quella donna il proprio onor sì poco;
E metterei per essa questa mia man nel foco.
La servitù ha veduto? Parlan per gelosia,
Parlan perchè vorrebbero ch’io la cacciassi via:
Ma pria che Valentina io mandi in abbandono,
Fuori di questa casa scaccierò quanti sono.
Sì, li scaccierò tutti, e le nipoti ancora,
E gli amici e i parenti vadano alla malora.
Valentina è una giovine da ben, savia, onorata.
E se poi la scoprissi di un altro innamorata?
Cospetton, cospettaccio! l’avrebbe a far con me.
Signor no, son sicuro. Possibile non è.

Fine dell’Atto Primo.