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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 165
Della bontade vostra vo ad esibire i frutti.

Verranno qui fra poco Fabrizio e il di lui figlio;
Tutti a voi con affetto rivolgeranno il ciglio.
Cammilla sarà lieta; conoscerà da voi
L’esito fortunato ai desideri suoi.
Dorotea. Vorrei avere il merito io sol con mia cognata
D’averla a suo piacere servita e consolata.
Farlo non si potrebbe senz’altra dipendenza?
Conte. Devesi in questo caso serbar la convenienza.
L’han da sapere i padri, si han da trovar presenti;
Dee chiudersi il contratto fra amici e fra parenti.
E poi non vi è bisogno che a voi si suggerisca:
Donna non evvi al mondo, che più di voi capisca.
Vado a recar sollecito l’annunzio altrui felice.
Addio, di cuori afflitti bella consolatrice. (parte)

SCENA II.

La Signora Dorotea sola, poi Foligno.

Dorotea. Me degli afflitti cuori consolatrice appella?

E aggiungevi cortese il titolo di bella?
Caro conte Alessandro, sarò, per quanto lice
A femmina onorata, la tua consolatrice.
Fra quanti in questo mondo uomini ho praticato.
Un cavalier più saggio di lui non ho trovato.
Anzi nell’avvenire per meglio assicurarmi
In ogni congiuntura con lui vuò consigliarmi.
Questa volta per altro, il Conte mi perdoni,
Se a modo suo non faccio, ho anche io le mie ragioni.
E sono sicurissima che quando ei lo saprà,
Il nobile disegno anch’egli approverà.
Se si fan queste nozze dei genitori in vista,
La mia condescendenza qual merito si acquista?
Se in mezzo a tanta gente consento alla scrittura,
Sembrami dover fare pochissima figura;