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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 137
Conte. Più bel temperamento non ho veduto al mondo.

Lo star con voi sarebbe un vivere giocondo.
Se avessi di servirvi il sospirato onore,
Mi chiamerei felice, vi servirei di cuore.
Dorotea. Ben, se la bontà vostra a favorirmi inclina,
Meco potete a pranzo restar questa mattina.
Campo avrem da discorrere.
Conte.   Ma che dirà il marito?
Dorotea. Da lui non vuò dipendere, se un commensale invito.
Conte. Quando così vi piace, a voi farò ritorno.
Ho un affar che mi preme, innanzi al mezzogiorno.
Dorotea. Mezzogiorno è suonato.
Conte.   Perdonate, signora.
Alla campana solita vi manca più d’un’ora.
Dorotea. Queste son quelle cose che mi fanno arrabbiare;
Prima che qua venissi, l’ho sentita a suonare.
Quando lo dico, è vero.
Conte.   Sì, è vero. O che balordo!
L’ho sentita suonare; anch’io me ne ricordo.
Dorotea. (D’un cuore ragionevole in lui mi comprometto).
Conte. (Questa è la via sicura per acquistar concetto).

SCENA 111.

Rinaldo e i suddetti.

Rinaldo. Conte, ho piacer grandissimo che siate ora con noi.

So che ci siete amico, mi raccomando a voi.
Ecco qui: mia consorte, io glielo dico in faccia,
La povera Cammilla precipitar minaccia.
Vuole per un puntiglio tradir la sua fortuna,
E contro noi s’adira senza ragione alcuna.
Dorotea. Senza ragion m’adiro?... (a Rinaldo)
Conte.   Favorite, signore;
Quant’è che non vedeste il vostro genitore?