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IL MEDICO OLANDESE 65
Marianna. Non t’irritar; ti prego di non abbandonarmi.

Carolina. Vedo, conosco, intendo, ch’è vano il faticarmi.
Vi piace; compatisco l’inclinazion, l’età.
Non so che dire; amatelo. Sarà quel che sarà.
Marianna. Sarà quel che sarà? che può accader di male?
Povera me! l’onore ad ogni amor prevale;
Se l’amar è delitto ancor con innocenza,
Giuro mai più vederlo. Non s’ha d’amar? pazienza.
Carolina. Cara la mia padrona, con tali sentimenti
Non dubitate mai, che il ciel non vi contenti.
Se il cielo per isposo a voi l’ha destinato,
L’avrete in qualche modo da noi non figurato.
Marianna. Cara, tu mi consoli.
Carolina.   Dal fondo del giardino
Han preso a questa volta le giovani il cammino.
Marianna. Zitto, per carità.
Carolina.   Signora mia, non parlo.
Marianna. Questo pensier malnato non dovea coltivarlo.

SCENA II.

Madama Elisabetta, madama Federica, madama Giuseppina dal fondo della scena, e le suddette.

Elisabetta. Avete un bel giardino. (a madama Marianna)

Marianna.   Sempre ai vostri comandi.
Federica. Bisogna che una grazia, madama, io vi domandi.
Veduto ho degli anemoli, che credo americani;
Ne gradirei la pianta.
Marianna.   Sì, l’avrete domani.
Giuseppina. Madama, che erba è quella, che se toccar si arriva,
Sembra che si ritiri?
Marianna.   È l’erba sensitiva.
AI tratto delle mani resiste per natura.
Giuseppina. Voglio toccarla, e fugge. Davvero ebbi paura.