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400 ATTO TERZO

SCENA XV.

Don Fausto e donna Placida.

Fausto. Dunque sperar io posso.

Placida.   Speranza inconcludente.
Amo la libertade; vel dico apertamente.
Fausto. Tornino almen quegli occhi a serenare i rai.
Placida. Senza del cuor questi occhi han delirato assai.
Di lor non vi fidate; siano sereni o oscuri,
Non son della speranza interpreti sicuri.
Fausto. Se dall’amor passate ad un rigor severo,
Che dal rigor torniate alla dolcezza, io spero.
Al tribunal d’amore giudice delegato
Tratterò la mia causa cliente ed avvocato, (parte)

SCENA XVI.

Donna Placida sola.

Pur troppo è ver, per anni si soffre un rio tormento,

E il cuore e la ragione si perde in un momento.
Ero a cader vicina, vicina a dichiararmi,
Se pronta la germana non venia a risvegliarmi.
L’amo, l’amo pur troppo, e quel che più m’incresce,
Tento ammorzar la fiamma, e più s’accende e cresce.
Se vinsi or nel cimento a caso, e non per gloria,
Chi può in un caso simile promettermi vittoria?
Si dice, si propone, si sforza e si contrasta,
Ma oimè, nelle occasioni siam tenere di pasta.
(parte)

Fine dell’Atto Terzo.