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386 ATTO TERZO
Se ci verran figliuoli, chi li mantenirà?1

Clementina. Questo pensier non dico che non sia giusto e onesto,
Ma ci dovevi, ingrato, pensare un po’ più presto.
Sono due anni e mezzo che ci facciam l’amore:
Per me, se or mi lasciassi, sarebbe il bell’onore!
Veduto io non ti avessi, che viverei tranquilla.
Paoluccio. Certo l’ho io sedotta la povera pupilla. (ironico)
Voi mi insegnaste amare, io non sapea niente.
Clementina. Non conosceva amore il povero innocente. (ironico)
Malizioso!
Paoluccio.   Alle corte; che cosa concludiamo?
Clementina. Eh! converrà sposarci.
Paoluccio.   Di dote come stiamo?
Clementina. Non ci pensasti in prima?
Paoluccio.   Tardi, è ver, ci pensai.
Ma sapete il proverbio? meglio è tardi, che mai.
Clementina. Cento zecchini d’oro mi fur promessi, è vero;
Da chi me li ha promessi, di conseguirli io spero;
Ma se non me li danno?
Paoluccio.   Vel dico in sul mostaccio:
Non ne facciam niente.
Clementina.   Veramente asinaccio.
Paoluccio. Rispondervi saprei qual meritate, affè;
Ma taccio, perchè avete degli anni più di me.
Clementina. Oh oh, gran differenza fra noi ci passerà!
Paoluccio. Io non ho ancor vent’anni.
Clementina.   Ed io? eh, siamo là.
Paoluccio. Se quando io venni in casa, ero un fanciullo ancora,
E quel che siete adesso, voi eravate allora.
Clementina. Io? che ti venga il fistolo! Non eravam puttelli,
Che tutti si credevano che fossimo fratelli?
Paoluccio. Oh, più di cento volte intesi, e non da un solo,
A dire che di voi credevami2 figliuolo.

  1. Zatta: chi poi li manterrà?
  2. Così il testo.