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IL RAGGIRATORE 155


Carlotta. (Credeva di far bene).

Claudia. Avete fatto buon viaggio, signora?

Carlotta. Oh, cattivo assai.

Conte. Le strade sono un poco disastrose.

Carlotta. Mi sono rovinata, con riverenza, i piedi.

Conte. (Maledetta! ) (da sè)

Carlotta. Ed ora con queste scarpe....

Conte. Guardate a che condizione siamo noi, venendo dal nostro feudo. La strada è rovinosa a segno, che convien camminare più di due miglia. (a donna Claudia)

Carlotta. Ho ben camminato più di sedici.

Conte. E di più si è rotto il calesse alla povera mia sorella, in luogo che non si potea rassettare; non dico sedici miglia, ma quattro e più ne averà fatte a piedi. A chi non è avvezzo, pare la strada lunga. (Ma giudizio, se ce n’è). (piano a Carlotta)

Carlotta. (Sta fresco mio fratello). (da sè)

Claudia. Non è più stata in città la signora Contessa?

Carlotta. Ci sono stata, o non ci sono stata? (al Conte)

Conte. (Spropositi). (piano a Carlotta) Da bambina c’è stata; ma non se ne ricorda.

Carlotta. (Che so io quando s’abbia da dir la verità?) (da sè)

Claudia. Dove è stata sinora la signora Contessa?

Carlotta. In villa, signora.

Conte. In villa, cioè in un ritiro, sotto l’educazione di una sua zia. (a donna Claudia)

Carlotta. (Ecco, ora non si ha da dire la verità). (da sè)

Conte. Accomodatevi, donna Claudia. Tocca a voi, sorella, a far il vostro dovere.

Carlotta. Se tocca a me, sederò dunque. (siede)

Conte. Alzatevi. Tocca a voi a far sedere la dama. (a Carlotta) Compatitela; nel ritiro non ha imparato a vivere la povera figliuola; l’ho levata di là per questo, e spero che donna Claudia si prenderà ella la pena amorosa di renderla un poco meno selvaggia.

Claudia. S’ella si contenterà della mia compagnia...