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150 ATTO SECONDO


Eraclio. Sì, dite bene.

Claudia. E non ho altro che questo vestito solo per comparire.

Eraclio. Io pure sono nello stesso caso; ma si farà quel che occorre.

Claudia. Denari ne avete?

Eraclio. Ora non ne ho, per dirla.

Claudia. L’entrate di quest’anno mi pare si sieno già consumate.

Eraclio. Sì, e anche quelle dell’anno venturo.

Claudia. E la causa del palazzo, come va?

Eraclio. Non si può perdere. Tanto più ora che il nuovo grado scoperto della mia antichità porrà in soggezione i creditori ed il giudice.

Claudia. Ma, caro don Eraclio, dove troveremo denari da far le belle cose che avete detto di fare?

Eraclio. Non si potrebbe trovare un migliaio di scudi in prestito?

Claudia. Da chi mai?

Eraclio. Ho il mio gabinetto che mi costa tanto; ma il decoro vuole che non si tocchi.

Claudia. E poi sono cose che non si trovano da vendere sì facilmente.

Eraclio. Ci sarebbe il Conte che potrebbe aiutarmi.

Claudia. Certamente il Conte non è di cattivo cuore. Potete dirglielo...

Eraclio. Sarebbe meglio che glielo diceste voi.

Claudia. Perchè io, e non voi?

Eraclio. A un cavaliere del mio sangue non è lecito l’abbassarsi.

Claudia. A vostra moglie nemmeno.

Eraclio. Come donna, perchè no?

Claudia. A che titolo glieli averei da chiedere?

Eraclio. Per imprestito.

Claudia. Con qual sicurezza?

Eraclio. Con quella della parola nostra.

Claudia. E se si manca?

Eraclio. Non si mancherà mai per mala volontà di pagare.

Claudia. Si può mancare per difetto del modo di soddisfare.

Eraclio. Con quella cortesia con cui ci farà l’imprestito, avrà la bontà di aspettare ancora.