Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/431


425

La vostra presenza, il concetto della vostra virtù e l’autorità dei vostri giudizi promossero il fortunato incontro delle opere mie in quel paese dove, più che in ogni altro, l’esito delle comiche rappresentazioni deve essere pericoloso. Queste colà si rappresentano per lo più nell’estate, di giorno, nell’aperta arena, e mancando l’aiuto dei lumi e le notturne decorazioni, e l’attenzione che inspirano i lochi chiusi e raccolti, manca assaissimo a pro dell’opere e degli attori, e manca molto altresì al diletto degli uditori medesimi.

M’andava io speranzando che, terminato l’E. V. felicemente l’impiego, tornando alla Patria, goder potessi più lungamente i dolci effetti della vostra protezione, ma il Principe Serenissimo, facendovi passare da un grado onorifico ad un altro cospicuo grado, vi ha destinato suo Ambasciatore alla Regia-Imperial Corte di Vienna. Colà faceste Voi spiccar maggiormente il vostro sapere, il zelo vostro e la vostra singolare magnificenza. Utile vi sapeste rendere alla Repubblica vostra, e grato ugualmente ai Monarchi e al Ministero della Germania, conoscendo assai bene che la prima massima del ministro è quella d’insinuarsi nell’animo di coloro, presso dei quali dee sostenere la Legazione. Per ottenere un sì importante vantaggio, util cosa hanno creduto i politici guadagnarsi l’affetto e l’estimazione del pubblico, e niuno più di Voi avrà saputo riuscirvi. La vostra generosità naturale di pochi stimoli ha d’uopo per risplendere nelle occasioni, e la esquisitezza del vostro buon gusto accresce il merito infinitamente alla ricchezza dei vostri magnifici trattamenti. Ma chi mai crederebbe che V. E., in mezzo alle indefesse attenzioni del suo ministero, in mezzo ai splendori di una Corte brillante e fra gli onori da tutti gli ordini riportati, avesse tempo di ricordarsi di me? Ah sì, voglio dirlo per gloria mia, e soffrano gli emoli e gl’invidiosi che in faccia al Mondo lo dica. Voi vi ricordaste di me, e giunta in Vienna la nuova del fortunato incontro della mia Sposa Persiana, v’invogliaste d’averla. Fui onorato di un tal comando dalla Nobilissima Dama l’Eccellentissima Signora Maria Querini Correr, degnissima Vostra Sposa, ed io nelle mani di sì gran Dama non ho tardato a depositarla. Accolsi per un favore singolarissimo della fortuna poter