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LA BUONA FAMIGLIA 391


Fabrizio. (Raschia forte, perchè Angiola non senta) Ma io, comparitemi, non voglio sentire parlar così.

Raimondo. Credetemi, non trovo altro sollievo che lo sfogarmi un poco.

Fabrizio. Ma in casa mia non lo fate.

Raimondo. Quando penso ch’ella tende a precipitarmi...

Fabrizio. Via, via, ecco il servitore colle gioje.

Nardo. Signore, ho cercato la padrona per tutto, e non la trovo.

Fabrizio. Non c’è nella sua camera?

Nardo. Non c’è. Ne ho domandato a Lisetta, e pare lo sappia, e non voglia dirmelo.

Fabrizio. Che novità è questa? Vo’ un po’ vedere io. Con licenza; ora torno. (Ehi, badate ch’egli non entrasse nello studiolo). (piano a Nardo)

Nardo. (C’è l’amica, eh?) (piano a Fabrizio)

Fabrizio. (Sì, povera sventurata! Ha soggezione di suo marito... Vi racconterò la cosa com’è...) (Non vorrei ch’egli sospettasse... Oh, sono pure il male imbrogliato). (da sè, e parte)

SCENA XV.

Raimondo, Nardo, poi Costanza.

Raimondo. Dove può essere andata la signora Costanza?

Nardo. Non saprei. Sarà poco lontana. Eccola qui davvero.

Costanza. (Viene da un altra parte, opposta a quella dove andò Fabrizio) (Non c’è qui? L’ho pur veduta venire). (da sè, guardando intorno)

Raimondo. Signora, la riverisco.

Costanza. Serva divota. (Dalla finestra l’ho veduta entrare, di là non si passa senza la chiave. Di qua l’avrei incontrata. Che fosse nello studiolo, non lo crederei). (da sè)

Nardo. Signora, il padrone la cerca.

Costanza. Non era qui il padrone?

Nardo. Sì signora; è partito ora per questa parte, in traccia di lei.

Costanza. In traccia di me?