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LA BUONA FAMIGLIA 389


Fabrizio. Non c’è un male al mondo per me. Ditegli che ci sono. (a Nardo)

Angiola. No, per amor del cielo, non fate, ve lo chieggio per finezza, per grazia, per onestà.

Fabrizio. Come abbiamo a fare dunque?

SCENA XIll.

Raimondo di dentro, e detti.

Raimondo. C’è o non c’è il signor Fabrizio?

Angiola. Meschina me! eccolo. (ritirandosi indietro)

Fabrizio. Trattenetelo un poco. (a Nardo)

Nardo. Sì signore. Dirò che fate una cosa. (parte)

Angiola. Lasciate ch’io mi ritiri, per carità.

Fabrizio. Ma non vorrei che facessimo peggio.

Angiola. S’ei non lo sa, non vi è pericolo.

Fabrizio. Cara signor’Angiola...

Angioina. Qui non c’è altro che dire. Vo’ ritirarmi. Se voi sarete indiscreto a segno di disvelarmi, può essere che ve ne abbiate a pentire. (s’accosta alla camera)

Fabrizio. Andate da mia moglie frattanto.

Angiola. Bene, bene.

Fabrizio. Per di là.

Angiola. O di qua, o di là...

Fabrizio. Ma no, è il mio studio quello.

Raimondo. Ditegli che mi preme, vi dico. (di dentro, forte)

Angiola. (Corre a ritirarsi nella camera figurata lo studio.)

SCENA XIV.

Fabrizio, Raimondo e Nardo.

Fabrizio. (Poh! qual demonio mi ha condotto in casa costoro?) (da sè) Chi è di là? Chi mi vuole?

Raimondo. Sono io, signore. Scusate, se torno ad incomodarvi.

Fabrizio. Scusate voi, se vi ho fatto un poco aspettare. Aveva un affar tra piedi, che m’inquietava.