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LA BUONA FAMIGLIA 383


Nardo. Dunque il bene ed il male sta nel saper fare, a quello che dite voi, nel sapersi nascondere.

Lisetta. Non m’imbrogliate il capo con certe sottigliezze che non capisco. Pensava io fra me stessa, che possano aver gridato per ragione dell’interesse, perchè i nostri padroni sono persone buonissime, ma sono attaccati all’interesse ben bene.

Nardo. Non manca niente però in casa, e a noi ci danno un buon salario, e anche fanno qualche spesuccia.

Lisetta. Eh, sì sì; ma so io quel che dico... e potrebbono anche aver gridato per i figliuoli, perchè credo che il padre non voglia pensare a maritar la figliuola, ed ella può darsi abbia il solletico, e l’abbia confidato alla madre.

Nardo. Tutto può essere, ma non c’è fondamento.

Lisetta. Io penso un pezzo in là qualche volta.

Nardo. E mi pare che diate nella mormorazione.

Lisetta. Uh, povera me! questa linguaccia qualche volta sdrucciola nel difetto antico. Non ne parliamo più. Nardo mio. Non sappiamo quello che passi fra di loro, ci possiamo ingannare; bensì per l’avvenire voglio che stiamo vigilanti ben bene per rilevar, se si può, il principio di questa picciola differenza.

Nardo. Se sapranno la nostra curiosità, ci perderanno l’amore.

Lisetta. Ma io lo faccio per amore soltanto... Oh, è stato picchiato. Anderò a vedere...

Nardo. Io, io ci anderò.

Lisetta. Ecco, voi ci andate per curiosità.

Nardo. E questa è un’altra mormorazione. (parte)

SCENA IX.

Lisetta sola.

È tanto difficile ch’io me ne astenga. Prima che venissi in questa casa a servire, non si faceva altro dov’era. Qui m’hanno insegnato a castigare la lingua e a moderare i pensieri; ma spesse volte ricado nell’uso vecchio. Col tempo, se ci starò qui.