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378 ATTO SECONDO
Franceschino. Egli è ver che non si chiede,

     Vuol così l’obbedienza;
     Ma la madre ti concede
     Un’amplissima licenza,
     Perchè stata sei bonina.
     Domandar questa mattina.
Isabella. Grazie, grazie, madre mia.
     Chiederò. Che cosa mai?
     Una cosa, che non sia
     Fra le cose che pigliai.
     Oh davver, che l’ho trovata:
     Piglierei la cioccolata.
Franceschino. Son pei vecchi cose valide
     La cannella e la vainiglia;
     Ma son droghe troppo calide
     Pel bisogno di una figlia;
     Di soverchio è butirroso
     Il caccao sostanzioso.
Isabella. Del dolcissimo sapore
     Compiacere, è ver, mi soglio;
     Ma se genera calore,
     N’ho abbastanza, e non la voglio.
     Meglio dunque fia per me
     Una tazza di caffè.
Franceschino. Acqua nera, polve amara
     Di nerissimi carboni.
     Che da noi si compra cara.
     Per destar le convulsioni;
     Fa vegliar, fa tristo effetto
     A chi sola dorme in letto.
Isabella. Col caffè non faccio tresca,
     Che dormir non voglio a stento;
     Convulsioni non mi accresca,
     Che pur troppo me le sento:
     E la notte si combatte.
     Prenderò piuttosto il latte.