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344 ATTO PRIMO

pere in casa della signor’Angiola, se si dorma o si vegli? e se dormono la mattina, veglieranno la sera; e faranno in due ore più di quello forse che si fa da noi in una giornata intiera. Delle persone si ha sempre da pensar bene, figliuola. Ve l’ho detto altre volte, non voglio nè che si dica, nè che si pensi mal di nessuno.

Isabella. In verità, signora, io non ho detto per dir male. Buon prò faccia a chi leva tardi. Per me, quando è giorno, non ci starei nel letto, se mi legassero.

Lisetta. Certo, appena vede uno spiraglio di chiaro dalla finestra, mi desta, e si vuol alzare. Qualche volta, per dir il vero, mi alzo per compiacerla, che sono ancor cascante di sonno.

Isabella. Ci ho gusto io a vederla un po’ sbadigliare.

Costanza. In tutte le cose ci vuole moderazione. Alzarsi presto va bene, perchè quello che non si fa la mattina per tempo, non si fa più; ma la natura vuole il suo riposo. Quando le notti son lunghe, va bene il levarsi col sole; ma quando son corte, conviene starci qualche ora di più. La povera Lisetta va a coricarsi dopo degli altri; lasciatela dormire un’ora di più, se qualche volta è assonnata.

Lisetta. Eh no, no, signora; ho piacere di levarmi presto, e di fare le faccende grosse di casa, prima che sia levata la mia padrona; e la padroncina non voglio che si vesta da sè, voglio io pettinarla, assettarle il capo, vestirla e farla bella la mia padroncina d’oro, che le voglio tutto il mio bene.

Isabella. Cara la mia Lisetta, compatitemi se vi desto; non lo faccio per farvi dispetto, anzi se qualche mattina non vi sentite bene, sapete quel che v’ho detto: son pronta a far io le faccende di casa, se non le potete far voi.

Costanza. Brava, ragazza, così mi piace: umiltà, buon amore, carità per tutti.

Lisetta. Oh signora padrona! davvero può ringraziare il cielo d’aver due figliuoli che sono la stessa bontà.

Costanza. Sì certo, lo ringrazio di cuore. Anche Cecchino è un ragazzo di buona indole, che mi fa sperare d’averne consolazione.