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264 ATTO SECONDO


Leonide. Vede questo? Venti giorni me lo ha fatto aspettare.

Felicita. Col denaro alla mano, anche i sarti sanno far delle meraviglie.

Leonide. Se volessero denari, io li pago subito. Non sono di quelle che li fanno tornare più d’una volta. Li pago anche prima, se vogliono.

Felicita. (Il mondo non dice così per altro). (Ja sè)

Leonide. È per questo sono servita bene, perchè pago subito.

Felicita. Il signor zio ha questa massima anch’esso. Vuol godere dell’avvantaggio, ma paga subito.

Leonide. È così noi, si paga subito.

SCENA III.

Cricca e dette.

Cricca. Signora, è qui monsieur Lolì che aspetta...

Leonide. Che cosa vuole? Ditegli che ora non ho bisogno di lui.

Felicita. Cara signora Leonide, lo faccia passare; che sentiremo un poco se è possibile d’aver quest’abito per domani.

Leonide. Compatisca, signora. Per ora non lo faccio passare. Sono un poco disgustata con lui. Sarà venuto a domandarmi scusa, eh? (a Cricca) Ditegli che al mio ritorno ci accomoderemo.

Cricca. È venuto con il conto, signora...

Leonide. No, per ora non voglio far niente. (a Cricca) Gli avevo ordmati due vestiti da città per l’inverno, mi ha portato le mostre, ed ora mi averà fatto il conto della spesa. Sono così io; voglio vedere prima quello che devo spendere. (a Felicita) Ditegli che per ora non ho comodo; e che al mio ritorno si farà ogni cosa, andate. (a Cricca)

Felicita. Galantuomo, con licenza della padrona, dite a monsieur Lolì che vada giù da me ad aspettarmi, che gli ho da parlare. (a Cricca)

Leonide. Mi faccia questo piacere, signora Felicita: per questa volta non si stia a servire da lui; ho piacere che si mortifichi un poco la sua impertinenza. Già per domani non glielo faèÈ