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I MALCONTENTI 251


Sarto. Anderò. Non lo vuole il conto?

Ridolfo. Lasciatelo, se lo volete lasciare.

Sarto. Eccolo.

Ridolfo. Mettetelo lì su quel tavolino.

Sarto. Come comanda. (Ci gioco io, che questo conto gli serve per fare una spazzatura! Questa è poi la ragione, perchè da chi paga si fanno pagare il doppio). (da sè; mette il conto sul tavolino, e parte)

SCENA XII.

Il signor Ridolfo ed il Procuratore.

Ridolfo. Che mi comanda il signor dottore?

Procuratore. Signore, abbiamo delle novità che mi danno un po’ da pensare.

Ridolfo. Se si tratta di liti, ora non si fa niente. Tutti vanno in campagna.

Procuratore. Eh, signore, si tratta di peggio assai che di liti! Evvi una congiura di creditori, i quali avendo saputo che V. S. va in campagna, vogliono esser pagati, altrimenti minacciano...

Ridolfo. Che minacciano? che cosa minacciano?

Procuratore. Niente altro che di assicurare per via di giustizia il pagamento de’ loro crediti.

Ridolfo. E che cosa possono fare costoro?

Procuratore. Possono sequestrare, inventariare, e anche far qualche istanza contro della persona.

Ridolfo. Caro signor dottore, fatemi il piacere voi di acchetarli. Dite loro che al mio ritorno pagherò tutti.

Procuratore. Sarà inutile ch’io dica questo. Sanno che ella va in campagna per ispendere, e non per avanzare. Sono parecchi anni che si tengono a bada con parole. Ho detto assai; ho detto tutto quello che poteva dire. Non vi è rimedio, sono risolutissimi.

Ridolfo. Costoro mi faranno fare delle bestialità.

Procuratore. Non gioveranno niente per acchetarli.