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L'AUTORE

A CHI LEGGE.1

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Q

UESTA Commedia fu da me scritta nel brevissimo giro di cinque giorni, dando a copiare un atto, mentre stavami scrivendo l’altro. Ciò non ostante vi applicai sopra sì di proposito, che ebbi l’ardire di lusingarmi in sì brieve tempo poter riuscire con soddisfazione del popolo, e senza mio disonore. Confuso, e dirò anche arrabbiato per l’infelice riuscita della precedente Commedia2, pensai che la miglior vendetta che far col pubblico si poteva, era quella di faticare per ismentire i maligni e per consolare gli amici, e che siccome una Commedia riuscita male fece dimenticare il merito di una che riuscì bene, un’altra di buona riuscita potea far sì che si scordassero la cattiva. Pareva che maggior tempo per una simile impresa si richiedesse, ma in noi Poeti l'ardire è necessario talvolta, e lo sdegno ci fa eseguir dei prodigi. Mi riuscì mirabilmente il disegno. In cinque giorni schiccherai la Commedia; in pochissimo tempo i Comici se ne impossessarono; si provò esattamente; fu posta in scena con una decenza assai conveniente; fu ricevuta dal popolo con soddisfazione, e si durò a recitarla ogni sera sino all’ultima di Carnovale. Nessuno ha più parlato del Cortesan Vecchio, il magazzino ch’era finito, aprì un’altra porta con nuove merci, e restò il pubblico persuaso che in avvenire potea sperare di divertirsi colle mie fatiche, giacchè la prontezza di questa non dimostrava che la fantasia fosse stanca od isterilita. Per facilitarmi con sollecitudine la costruzione di una Commedia di cinque atti, pensai ad un fatto familiare, con episodi di facile invenzione, perchè tratti da originali de’ nostri giorni, e queste sono le cose che incontrano più delle altre. Piace la critica; ed io in quest’incontro non l'ho risparmiata. Il cicisbeato che è in tanta voga og-

  1. Questa pref. fu stampata la prima volta nel t. II (1757) dell’ed. Pitteri.
  2. Il Vecchio bizzarro.