Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/122

114

cosa sola il mondo di Voi si lagna; pare a quelli che amano le cose vostre, che siate un po’ scarsuccio nel pubblicarle. Non è già che alcuno sospetti a voi rincrescere la fatica, mentre si sa che non faticano nello scrivere i pari vostri, ma credesi in voi prevalere la massima di far poco, per timore di non far bene. Che se ciò fosse, fareste un torto a voi stesso, e un pregiudizio notabile al mondo tutto, di che vi prego io, in nome di tanti, riparare il danno, e maneggiare assai più quella benedetta penna che perle e gemme sui fogli imprime, e le anime di chi li legge consola. I saggi che dati avete delle traduzioni del Greco, ci lusingano che opere ci darete in tal materia complete, ed i librai stanno a braccia aperte aspettandole.

Se voi aveste scritto quanto ho fatt’io, felice il mondo, che più volumi avrebbe di cose buone, e da me non può sperare che cose frivole e scherzose. Ecco qui il frutto de’ poveri miei sudori: leggete per carità questa Commedia mia, che ha l’Impostore per titolo, e compassionate il destino, che mi ha condannato ad un tal mestiere. Vengo ora a dirvi il motivo che a scrivervi questa Lettera mi ha condotto, avendo fatto sinora come coloro, che andando a consigliarsi sur un articolo d’economia o di coscienza, principiano sì di lontano, che si scordano a mezza via il proposito che li ha condotti. Doveva dirvi sin da principio: dirizzo a voi questa Commedia mia, perchè non solo il giudizio vostro sopra di essa voi pronunciate, ma perchè coll’autorità vostra vogliate graziosamente difenderla e accreditarla. L’ho detto un po’ tardi, egli è vero, ma lode a Dio, non ho gettate sinora le mie parole in vano, cose parendomi avere scritto fin qui, che vere sono, e giustissime, e non di laude indegne.

Parmi ora vedervi fare uno di que’ vostri dolci sorrisi, e vi odo quasi dire fra voi medesimo: Che vuol ch’io faccia Goldoni di una Commedia sua? Se è buona, buon prò gli faccia; avrà dal mondo quelle lode ch’ei cerca; ma se è cattiva, non la difenderò certamente, repugnando la sincerità mia a tutto ciò che sente d’adulazione, o d’impostura. Voi parlate arcibene, poichè tale è il carattere vostro, e con tutto ciò io vi dedico l’Impostore.