Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/481


IL VECCHIO BIZZARRO 469

Pantalone. Quello xe Traccagnin, vostro servitor.

Celio. No, è suo fratello.

Argentina. Somiglia assaissimo a suo fratello. Non vi è altra differenza, se non che questi è zoppo.

Traccagnino. (Fa il zoppo.)

Pantalone. Bravo, sior zotto. (Ghe zogo, che i vol far zo sto minchion). (da sè)

Celio. Ha un altro difetto. Parla male, che non si sa che diavolo dica.

Argentina. Per altro poi è un uomo grande, un eccellentissimo medico.

Pantalone. (Oh che baroni!) (da sè) Feme un servizio, fia, con licenza del vostro paron. Andè da siora Flamminia, e diseghe che, se la se contenta, ghe vorave far una visita.

Argentina. Non so se ora potrà...

Pantalone. Diseghelo, e sentiremo.

Argentina. Non vorrei ch’ella...

Celio. Via; andate, obbedite, e non replicate.

Argentina. Anderò. (Ho paura che finisca male per Traccagnino. Basta, ci pensi da sè). (da sè, e parte)

SCENA XI.

Celio, Pantalone e Traccagnino.

Pantalone. E cussì, cosa dise sior dottor del mal del sior Celio?

Traccagnino. Ma ma ma ma ma ma ma.

Pantalone. Cossa vol dir sto ma ma?

Celio. Vuol dir che ho male.

Pantalone. E mi ho paura che el voggia dir mamalucco. Cossa diseia, sior dottor?

Traccagnino. Sì sì sì sì sì sì. (con riverenza)

Pantalone. Chi xe più mamalucco? l’amalà o el miedego?

Traccagnino. L’ama ma, l’ama ma...

Pantalone. El me me, el me me...

Traccagnino. Son dotto... dotto... to...