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442 ATTO PRIMO

Flamminia. Se intendete parlare della partenza da voi intimatami, me l’hanno detto.

Florindo. Da qui a domani c’è poco. Se non date principio ad unire le vostre robe, voi mi farete arrabbiare al solito.

Argentina. Per far arrabbiare il signor Florindo, non ci vuol molto.

Flamminia. Posso sapere almeno il motivo di questa vostra risoluzione?

Florindo. Ve lo dirò.

Flamminia. Quando me lo direte?

Florindo. Argentina, per ora non abbiamo bisogno di voi; potete andare.

Argentina. Signore, se ha paura ch’io parli, mi fa torto.

Florindo. Non vi è niente che a voi appartenga. Potete andarvene.

Argentina. Se la signora ha bisogno...

Florindo. Non ha bisogno di nulla.

Argentina. (Sia maledetto! Muoio di curiosità). (da sè)

Florindo. Flamminia, andiamo in un’altra camera.

Argentina. Vado, vado. La non si scaldi. Quando non vuol che si senta, vi sarà qualche cosa di contrabbando.

Florindo. Voi siete un’impertinente.

Argentina. Vada, vada a Livorno.

Florindo. Che vorreste voi dire?

Argentina. Vada, vada, signore, prima di essere mandato, (parte)

Florindo. Un’altra ragione per andarmene sarebbe l’impertinenza di colei.

Flamminia. Questa sarebbe una ragione per andarsene da questa casa, non per abbandonare questa città.

Florindo. Il motivo, per cui partire intendo, è molto più interessante.

Flamminia. Son curiosa d’intenderlo.

Florindo. Ottavio non è per voi.

Flamminia. Ottavio non è veneziano.

Florindo. Le liti ch’egli ha, l’obbligheranno a trattenersi qui molto tempo. Egli è un giuocatore violento, che si rovina del tutto. È un uomo ardito, che non rispetta nessuno. È un ingrato, che mi cimenta, e sarebbe per voi un consorte, che vi renderebbe infelice.