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LA CAMERIERA BRILLANTE 253

Ottavio. Trattenetevi, signora. Signor Pantalone, voi avete una figliuola che vi fa onore.

Pantalone. Grazie, patron; andè via de qua. (a Flaminia)

Ottavio. Prima ch’ella parta, permettetemi che vi consoli.

Pantalone. Coss’ala da dirme per mia consolazion?

Ottavio. Che fra quante dame, fra quante principesse ho trattato, non ho veduto la donna più ammirabile di vostra figlia.

Pantalone. (El me par un matto sto sior). (da sè)

Ottavio. (Vedete? Principia ad arrendersi. Ottavio non falla mai). (piano a Flaminia)

Pantalone. Gh’ala altro da dirme, patron?

Ottavio. Sì, signore, ho altre due o tre cose, che vi empiranno di giubilo.

Pantalone. La me le dirà un’altra volta.

Ottavio. Signor no, voglio dirvele adesso.

Pantalone. (Oh poveretto mi! el xe matto senz’altro). (da sè)

Ottavio. Ascoltate. (a Pantalone)

Pantalone. La diga. (Voi veder de cavarme colle bone: el me fa paura). (da sè)

Ottavio. La vostra figliuola è adorabile.

Pantalone. Gh’è altro?

Ottavio. Sì, signore. Merita una gran fortuna.

Pantalone. Ala fenio?

Ottavio. Signor no, sarebbe un peccato ch’ella si vedesse malamente sagrificata.

Pantalone. E po?

Ottavio. E poi, io mi esibisco di diventarle marito.

Pantalone. Ala fenio?

Ottavio. Ho finito.

Pantalone. (Non ho miga visto el più bello). (da sè)

Ottavio. (È vinto. Non vi è rimedio). (piano a Flaminia)

Pantalone. Xela contenta che parla anca mi?

Ottavio. Sì, parlate.

Pantalone. Ghe respondo, che gh’ho gusto che mia fia sia adorabile.