Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/133


127

debole? L’obbietto che ora mi faccio, me lo suppongo ancora più caricato da chi vuol torcere in mala parte gli altrui pensieri; però mi credo in debito di giustificarmi. Chi ha l’onor di conoscervi e di trattarvi, sa che in voi, unito al valore, fiorisce mirabilmente il sapere; che quanto siete poderoso e forte nelle occasioni di guerra, siete altrettanto gentile nelle conversazioni, e che nei vostri brievi riposi vi compiacete assaissimo della piacevole letteratura. La Commedia per alcuni è fatta per istruire, per altri è fatta per divertire, e quanto è più ridicola, tanto più acconcia è al divertimento di chi ha l’animo in gravi cure occupato. Quante volte, Signore, vi sarete Voi incontrato in Donne di testa debole, infatuate di falsi principj, dottoresse male a proposito? Quanti giovanotti avrete Voi conosciuto ignorantissimi, sciocchi, affettar di sapere, e voler decidere senza verun fondamento? La Commedia che ora vi supplico umilmente di leggere e di ricevere sotto la vostra umanissima protezione, è tanto piena di verità, che spero abbiate da compiacervene. Vedrete in essa un adulatore; e quanti non ne avrete Voi conosciuti? Vedrete un uomo sincero... Ah, di questi non ritroverete gli esempj così comuni, ma lo ritroverete in Voi stesso. So essere la sincerità il pregio vostro più favorito, pregio necessarissimo alle anime grandi com’è la vostra. Il tenero amore è una passione, che non l’ha risparmiata agli Eroi più famosi de’ secoli oltrepassati; rinonziare alle più belle speranze per impulso di una costante sincerità, è tal Virtù che renderà caro a’ vostri occhi il carattere di Don Fausto, e voi sareste capace di fare altrettanto.

Non vi offendo, Signore, se ardisco credervi capace di sentir le fiamme d’amore. I figliuoli di Marte non saranno in questo più forti del Padre loro; ma la vostra prudenza, unita alla vostra civile sincerità, non possono mai abbagliarvi alla vista di chi non merita. Parlo di quell’amore che conviene al grado vostro ed alla vostra Virtù, parlo dell’amor virtuoso, che distinguendo il merito ove risiede, sa fare giustizia ad altri, senza intacco del cuore che lo alimenta. Oh Dio! son tanto avvezzo sentirmi fare delle critiche e degli obbietti, che un altro me ne figuro. Dirà