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IL FEUDATARIO 73

Florindo. Sdrucciolai nello scendere dalla collina. Oh Dio! la spalla, il braccio.

Beatrice. Deh! signor Pantalone, assistetelo.

Pantalone. Son qua, Eccellenza, andemo a casa. Sti omeni ghe darà man; mi son vecchio.

Florindo. Lasciatemi riposar qui ancora un poco.

Beatrice. Eh! Florindo, Florindo, non so di dove siate voi sdrucciolato. So bene che da per tutto vi aprite dei precipizi, vi fabbricate i pericoli, vi esponete ai disastri. Misero voi, se non aveste una madre amorosa, una madre svegliata pel vostro bene. Sapete voi che siete vicino a perdere questa giurisdizione, non per altro che per la vostra mala condotta?

Florindo. Lo so che quella indegna di Rosaura tenta di rovinarmi.

Beatrice. No1. Parlate con rispetto di una giovane che mal conoscete. Aveste voi tanta virtù, quante ne ha lei2.

Florindo. Oimè! il mio braccio!

Beatrice. Ma siete voi veramente caduto?

Florindo. Sì, vi dico.

Pantalone. Che ghe sia cascà qualcossa addosso...

Florindo. Che vorreste mi fosse addosso caduto? (irato)

Pantalone. Gnente, Zelenza. (Qualche manganello). (da sè)

Florindo. Io sono chi sono, e niuno avrà ardire d’offendermi. (Il mio decoro vuole che io taccia e che dissimuli). (da sè)

Beatrice. Ma perchè vestito in abito villareccio?

Florindo. Per passatempo.

Pantalone. Bravo, el s’ha devertìo.3

Florindo. Che intendete voi dire? (si alza)

Pantalone. Che per divertimento se fa de tutto.4

Beatrice. Via, ritiriamoci in casa, riposerete sul letto.

Pantalone. Degne man a so Zelenza. (servi danno braccio a Florindo)

Florindo. (Mai più mi arrischio. Le donne altrui non le guardo mai più). (da sè, parte)

  1. Bett. e Pap.: No, figlio!
  2. Bett.: nell’animo, quanta ella ne serba.
  3. Bett. e Pap. aggiungono: Oimei lamia spalla!
  4. Bett. e Pap.: se soffre tutto.