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LA FIGLIA OBBEDIENTE 507

Beatrice. Via, signor Pantalone, giacchè la sorte è propizia, consolate questi poveri innamorati.

Pantalone. Sì, sposeve, che el cielo ve benediga.

Florindo. Cara signora Rosaura, abbiate pietà di me.

Beatrice. Via, che farebbe muovere i sassi.1(a Rosaura

Rosaura. Non vorrei si credesse...

Brighella. Povera signora, l’è modesta e ritrosa giusto come mia fia.

Pantalone. Animo, fia mia2. Degne la man, che ve lo comando.

Rosaura. Ah! lo farò per obbedirvi.

Florindo. Solamente per obbedire il padre?

Rosaura. Sì: lo faccio per obbedirlo. Bastivi però di sapere, che in tutte le circostanze della mia obbedienza, a niun comando mi sono con maggior piacere rassegnata.

Beatrice. Brava! Oh che belle parole!3

Florindo. Mi consolano le vostre voci, ed accettando la vostra mano...

SCENA XIX.

Arlecchino e detti, poi il Cameriere.

Arlecchino. Siori...

Pantalone. Cossa gh’è?

Arlecchino. L’è qua el conte Ottavio.

Pantalone. Oh diavolo!

Rosaura. Me infelice!

Florindo. Cosa vuole costui?

Pantalone. Cossa vorlo?

Arlecchino. Brighella, siora Olivetta, allegramente.

Brighella. Coss’è sta?

Arlecchino. I ha fermà el lader. La roba l’è trovada.

Olivetta. Davvero?

Brighella. Eh! che no ve credo.

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Ros. No, non lo meritate. Brigh. Povera signora ecc.».
  2. Pap.: Animo, no me fe andar in collera.
  3. Pap. aggiunge: «Pant. Sì ben, la sa dir pulito.