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tazione, con tutti gli atti che potessero fare i suoi avversari, l’assicuro io che facilissimamente ella si può esimere da tutte queste cose.

Ottavio. In qual maniera?

Dottore. Quanto alla divisione, ella ha da dire e da far costare al Giudice, che suo nipote è un giovine senza condotta e senza economia, come tutti sanno; che egli giuoca, che spende a rotta di collo, e che, seguita la divisione, bisognerebbe assegnargli un economo; e siccome per economo certamente sarebbe eletto il zio, così è superflua e ingiusta la domanda della divisione. Che cosa le pare?

Ottavio. Non dite male.

Dottore. Colla stessa ragione si risolve l’articolo del rendimento de’ conti. Si ha da render conto a un prodigo? Signor no. Che cosa ne dice?

Ottavio. E per la dote?

Dottore. E per la dote? Rispondo che vi sono i figliuoli, che la madre non l’ha da consumare, che vi vuole una sicurezza; e si tira innanzi un pezzo, tanto che la donna si stracca, e si contenta di quello che ha.

Ottavio. Volete voi l’impegno di difendere le mie ragioni?

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SCENA III.

Ottavio, poi Pantalone.

Ottavio. Costui lo conosco. Mi varrò di lui fino ad un certo segno, e non mi fiderò certamente di suo nipote. Piacemi bensì ciò che mi ha egli maliziosamente suggerito per mia difesa. Me ne varrò opportunamente.

Pantalone. Con so bona grazia.

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Pantalone. Sì? Come, cara ela?

Ottavio. Se Beatrice vorrà la dote, doverà dare una sicurtà in