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52 ATTO TERZO
Sol la Bejart pretende venire assicurata,

Che le sarà la figlia non tocca e rispettata.
Moliere. E chi è che far presuma insulto ad Isabella?
Valerio. Dice che voi tentate rapir la giovin bella.1
Moliere. Amico, quest’è un sogno.
Valerio.   E niun ve lo contrasta.
Di già dalla servente intesi quanto basta.
Qui venne, voi assente, il perfido Pirlone,
Che va per ogni dove, mendace bacchettone.
Moliere. Sì, sì, quel professore d’indegna ipocrisia,
Ch’è il primo originale della commedia mia.
Ditemi, che ha egli fatto?
Valerio.   Con arte sopraffina
Oprò che l’amor vostro svelasse Isabellina.
Lo disse indi alla madre; e dielle il van consiglio
Di evitar sul teatro di perderla il periglio.
Così...
Moliere.   Così sperava quel pessimo impostore
Troncar quella commedia, che gli trafigge il cuore2.
Valerio. Sedusse la Foresta, che gisse a star con lui:
Ma poscia la figliuola, pensando a’ casi sui,
E meglio da’ miei detti del vero illuminata,
Vi prega di tenerla, ed è mortificata.
Moliere. Ah, sempre più d’esporre il mio Tartuffo ho sete;
Di Pirlone il ritratto sulla scena vedrete.
Mancami una sol cosa... Oh! se potessi avere...
Foresta, se il volesse, farmi potria il piacere.
Ella ha spirto bastante.
Valerio.   Qualche pensier novello?
Moliere. Di Pirlone vorrei il tabarro e il cappello.
Mostacchi a’ suoi simili, e ugual capellatura3,
Farei al naturale la sua caricatura.

  1. Bett. e Pap.: «...alla Guerrina? - Mol. Dice che di rapirla Moliere a lei destina».
  2. Bett.: che star gli de’ sul cuore.
  3. Bett.: capigliatura.