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LA MOGLIE SAGGIA 439

Rosaura. Lo volevo dire. Vi è qualche novità?

Lelio. Eh, novità... Amico, ditelo voi, io non ho coraggio.

Florindo. Compatitemi, parlate voi. Io non voglio essere il primo.

Rosaura. (Oimè! Mi mettono in apprensione). (da sè)

Lelio. Sappiate, signora mia... Da galantuomo, non lo dico.

Florindo. Nemmen io certamente.

Rosaura. Via, signori, parlate. È accaduta qualche disgrazia?

Lelio. Oh, signora no. Siamo venuti a bere una bottiglia di Canarie, sapendo che ne avete del perfetto.

Florindo. Io non avevo coraggio di dirlo.

Lelio. Ecco, per causa vostra son divenuto rosso.

Rosaura. Mi avete fatto tremare. Ma non andate a cena?

Lelio. Eh, abbiamo cenato.

Florindo. Se sapeste dove!

Lelio. Se sapeste con chi!

Rosaura. Via, ora che mi avete posta in curiosità, parlate.

Florindo. Abbiamo cenato con la marchesa Beatrice.

Lelio. Se sapeste chi vi era a cena!

Rosaura. Già me l’immagino: mio marito.

Lelio. Basta, non so niente. Non voglio metter male.

Florindo. Povera damina! E voi qui a leggere un libro.

Rosaura. Questo libro vai più della vostra cena.

Lelio. Se provaste anche voi a godere un poco di mondo, non direste così.

Florindo. Che caro conte Ottavio! Una sposa di questa sorta, lasciarla qui con un libro in mano.

Rosaura. Signori miei, i gusti sono diversi. Vi prego lasciarmi nel mio sistema.

Lelio. Oh sì. Non distolghiamo la Contessina dal piacer dei suoi libri. È una bellissima cosa veder una dama a leggere.

Florindo. Sì, in verità. Io godo1 quando ne vedo qualcheduna.)

Rosaura. Sono forse poche le donne che sanno?

Florindo. Saranno moltissime, ma io non le conosco.

  1. Bett.: arrossico.