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pra i suoi beni, e se vuol investire mille ducati nelle mie mani, voi non lo potete e non lo dovete impedire, e se ardirete impedirlo, l’avrete a fare con me. Cosa credete? Per aver quattro zolle di essere più di me? Son chi sono. Giuro a bacco! V’insuperbite per questa vostra casuccia? Giuro a bacco, se non avrete giudizio, ve la farò gettare abbasso, le darò foco.

Pantalone. Signor, no la se scalda, no la vaga in collera. Se seguirà sto matrimonio...

Ottavio. Seguirà, seguirà.

Pantalone. Se sior Lelio ghe vorrà dar elo i mille ducati...

Ottavio. Li darà, li darà.

Pantalone. Per mi no me opponerò.

Ottavio. Sior sì, sior sì.

Pantalone. (El vol mille ducati de sansaria, e quel martuffo se li lasserave magnar). (da sè)

Ottavio. Quando mi darete la risposta?

Pantalone. Presto, perchè me preme che sto sior vaga via.

Ottavio. Benissimo: verrò a pranzo da voi, e concluderemo.

Pantalone. Oh, la se vol degnar della mia tola?

Ottavio. Quando si fa un piacere, bisogna farlo compito. Per concludere, verrò a pranzo con voi; già siamo in villa.

Pantalone. Benissimo, la se contenterà de quel poco che dà la mia tola.

Ottavio. Ma io non intendo di darvi soggezione. Se volete crescere fin a due o tre piatti, ve lo concedo, ma più no assolutamente.

Pantalone. Grazie alla so benignità.

Ottavio. Schiavo... A che ora andate a pranzo?

Pantalone. Un’oretta dopo mezzo zorno.

Ottavio. Se dopo pranzo si ha da concludere, fate antecipare. A mezzogiorno sarò da voi, schiavo. (via)

Pantalone. Schiao, schiao, che saludar da martuffo; cussì co sta polegana1 el vien a disnar, el fa l’amor a mille ducati, e el

  1. Flemma, aria da sornione ecc.: v. Boerio. Arte fina, disinvoltura: v. voi. II, 133, a.