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118 ATTO PRIMO


convien soffrire, ed è meglio un servitore un poco semplice, piuttosto che troppo accorto. Perchè, dirò come si suol dire, il semplice falla per ignoranza, il furbo per malizia.

Ottavio. Guardate se colui è attento al servizio del suo padrone. S’alza, se ne va, e mi pianta senza darmi nemmeno la cioccolata.

Corallina. La farà; è ancora presto.

Ottavio. Questa è l’ora ch’io la prendo. La sera non ceno; se tardo a prenderla, mi si illanguidisce lo stomaco.

Corallina. Se comanda che la serva io, la servo subito.

Ottavio. Briccone! Non averà nemmeno acceso il fuoco. Non sarà a tempo la cioccolata nemmeno da qui ad un’ora.

Corallina. Via, signore, che serve? Se la vuole, la cioccolattiera è al fuoco; presto, presto si fa.

Ottavio. Via; giacchè è pronta, la beverò qui.

Corallina. (Già me l’immaginava). (da sè) Compatirà, se non sarà da suo pari.

Ottavio. La sentirò volentieri, perchè di cioccolata io me n’intendo assai.

Corallina. So che ella è dilettante; e che sia la verità, la va assaggiando per tutto.

Ottavio. E quando dico io che è buona, possono star sicuri che è tale.

Corallina. Sentirà la nostra. (Godo moltissimo a far la generosa colla roba del mio padrone). (da sè, parte)

SCENA IV.

Ottavio I.

Questo salame ha un odor che rapisce. Sarà perfettissimo, e la castalda lo dà a mangiare alla servitù. Poveri padroni! Questi castaldi, questi fattori ci assassinano; per me per altro è finita. In cinque o sei anni ho spacciato tutto il mio patrimonio, ed ora mi è mancato il potere, e mi è restata la volontà. Anch’io una volta dava da mangiare a tutti, e ora non ne ho