Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/550

534 ATTO TERZO

Corallina. Io le ho sempre voluto bene. È vostra figliuola, e tanto basta; l’amo come se fosse mia. Spero che le sarò in luogo di madre, se le vostre parole non sono finte e bugiarde.

Ottavio. Come finte? se sapete che io vi voglio parlare su questo proposito?

Corallina. Via dunque, andiamo, e parlatemi con qualche conclusione.

Ottavio. Sì, la conclusione...

Corallina. Andiamo nella vostra camera, fatemi questo piacere.

Ottavio. Andiamo dove volete... Ma Rosaura...

Corallina. Lasciatela lì; è bene che non senta questi nostri discorsi.

Ottavio. Impertinente! (verso Rosaura) Andiamo. (a Corallina)

Corallina. Andate avanti, che vengo subito.

Ottavio. Ma fate presto. Sì, la voglio cacciar in un ritiro.

Corallina. Maritatela.

Ottavio. Con chi?

Corallina. Col signor Lelio.

Ottavio. Puh! con quella bestia? (parte)

Corallina. Chi più bestia di te! Ma presto, torniamo dal signor Lelio; e giacchè l’amica è all’oscuro, tentiamo il colpo, (parte)

SCENA IX.

Beatrice e Florindo.

Beatrice. Venite con me; non abbiate paura.

Florindo. Signora Beatrice, voi mi mettete in un brutto impegno.

Beatrice. Siete di così poco spirito?

Florindo. Dello spirito ne ho il mio bisogno, e in un incontro son giovane da sapermi guardare; ma venir in casa di uno che non mi vuole, con quel che è stato, con quel ch’è successo: non vorrei che si dicesse aver io commesso un’azione cattiva.

Beatrice. Finalmente son io che v’introduco. Potete sempre salvarvi con questa buona ragione.

Florindo. Eccomi qui: ci sono. Che speriamo noi da questa mia venuta?