Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/460

446 ATTO TERZO

Brighella. Vu no gh’intrè, siora. Via, siora Beatrice, ghe va del so decoro, della so estimazion. Finalmente cossa mai gh’alo fatto? La vede che l’è innamora, poveretto, che per l’amor el fa de sta sorte de bestialità. Vorla ridurlo all’ultima desperazion?

Corallina. Con queste vostre ciarle...

Beatrice. Chetati. Fatelo venire. (a Brighella)

Brighella. Brava. La usa st’altro atto de carità.

Beatrice. Sì, voglio usargli carità; ma per l’ultima volta. Se torna ad irritarmi, ditegli che non vi sarà più rimedio.

Brighella. Ghe lo dirò. La vederà. No gh’è pericolo. Vado subito. (Anca questa ghe l’ho giustada, ma son debotto stufo anca mi). (da sè, parte)

SCENA VIII.

Beatrice e Corallina.

Corallina. Signora padrona?

Beatrice. Che c’è?

Corallina. Non ne avete avute abbastanza delle male grazie?

Beatrice. Bada a te. Corallina, Non parlo.

Beatrice. (Ancora l’amo, ancora mi fa pietà). (da sè)

Corallina. (Ora sì monterà in superbia). (da sè)

Beatrice. Che dici?

Corallina. Niente, signora. Il signor Lelio è col braccio al collo.

Beatrice. Me ne dispiace. Ma con il signor Ottavio si è pacificato.

Corallina. Il signor Ottavio è fortunato.

SCENA IX.

Ottavio e dette.

Ottavio. Signora, eccomi qui. Vi domando perdono. Scordatevi d’ogni mia debolezza. Non mi private della vostra grazia, e se una volta mi faceste sperare le vostre nozze...