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440 ATTO TERZO

Ottavio. Lo farò, lo farò certamente.

Pantalone. Se lo farè, sarà ben per vu.

Ottavio. Caro signor Pantalone, che cosa farete per me? In che cosa m’impiegherete?

Pantalone. Diseme un poco, se ve mettesse per fattor con un mio amigo, ghe anderessi?

Ottavio. Oh sì, sarebbe un impiego tagliato al mio dosso.

Pantalone. Come stemio d’economia?

Ottavio. Oh signore, ho imparato a mie spese: per non abbadare all’economia, ho distrutto un patrimonio di quattromila scudi d’entrata.

Pantalone. Bon negozio!

Ottavio. Ma ho imparato a mie spese. Mi regolerò.

Pantalone. Eh fio caro, chi no ha savesto deriger la roba soa, no saverà gnanca deriger quella dei altri. Ve diletteu gnente de zogar?

Ottavio. Oh, non giuoco più.

Pantalone. Ma ave zogà.

Ottavio. Pur troppo. Il giuoco mi ha rovinato.

Pantalone. Quanto xe che no zoghè più.

Ottavio. Un pezzo. Saranno... quattro1 mesi.

Pantalone. Che vol dir da dopo che no gh’avè bezzi.

Ottavio. Oh, non giuoco più.

Pantalone. Sior Ottavio caro, no so se abbia da dirve in sto proposito, che siè sincero o imprudente, ma la descrizion che andè facendo da vu medesimo, fa cognosser che no sè omo da manizzar.

Ottavio. Certo che avrei piacer d’un impiego, in cui non si maneggiasse denaro. L’occasione alle volte fa prevaricare.

Pantalone. Bravo. Za v’ho capio. Ma in cossa ve poderessi impiegar? I vostri studi quai xeli stadi? A cossa aveu applicà?

Ottavio. Io ho studiato di tutto. Ho applicato a tutto, e so un poco di tutto.

  1. Zatta: Un pezzo... quattro ecc.