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390 ATTO PRIMO

Corallina. Color di rosa?

Beatrice. Sì, quello che ieri mi ha comprato il signor Ottavio.

Corallina. (Già l’ho sempre detto, per causa del signor Ottavio si fa ridicola). (da sè; va a prendere il fiore)

Beatrice. Dice bene il signor Ottavio, il bruno mi fa attempata. Finalmente l’ho portato tre mesi, basta così; una vedova della mia età non si ha poi da sagrificare per complimento.

Corallina. Eccolo, signora. (le presenta il fiore)

Beatrice. È veramente grazioso. (prendendolo)

Corallina. Basta che l’abbia comprato il signor Ottavio.

Beatrice. Sì, il signor Ottavio è di buon gusto.

Corallina. Sarà. (stringendosi nelle spalle)

Beatrice. Ma che diavolo hai con questo galantuomo, che non lo puoi vedere?

Corallina. È vero, signora; non lo posso soffrire.

Beatrice. Qualche cosa ti averà fatto.

Corallina. Dal primo giorno che egli è venuto in questa casa, mi è sempre dispiaciuta la sua maniera.

Beatrice. Eppure è un uomo di spirito, parla bene, ha della civiltà.

Corallina. Civiltà poca.

Beatrice. Ma perchè dici questo?

Corallina. Domandatelo alla cuciniera.

Beatrice. E così?

Corallina. E così, quando Brighella lo ha condotto ad alloggiare in casa vostra (che piuttosto si fosse rotta una gamba), gli sono andata incontro, e gli ho fatto quelle onestà che al mio grado si convenivano; sapete che cosa ha detto a Brighella, in presenza della cuciniera? Colei non mi piace: è troppo dottora.

Beatrice. Ah, ah, ah. (ride) E per questo non lo puoi vedere? Via, via, non è niente.

Corallina. Pazienza! Sia maladetto Brighella.

Beatrice. Come c’entra Brighella?

Corallina. S’egli non l’avesse introdotto, non ci sarebbe.