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LE DONNE CURIOSE 339

Rosaura. Verrà mia madre. Se voi la pregherete, verrà.

Florindo. Rosaura, compatitemi. Ve l’ho detto altre volte. I miei amici non vogliono donne; ed io non deggio...

Rosaura. E voi non dovete disgustarli per me. Vedo che di essi più che di me vi preme, ed ecco il fondamento di credervi un menzognero, un infido.

Florindo. Orsù, Rosaura, per darvi una prova dell’amor mio, tralascierò d’andarvi. Così sarete contenta.

Rosaura. Mi darete ad intendere di non andarvi, ma vi anderete.

Florindo. No, vi prometto, non vi anderò.

Rosaura. Non mi basta.

Florindo. Vi confermerò la promessa col giuramento.

Rosaura. Non voglio giuramenti, voglio una sicurezza maggiore.

Florindo. Chiedetela.

Rosaura. Mi promettete di darmela?

Florindo. Sì, quando ella da me dipenda.

Rosaura. Ditemi... Ma badate bene di non mentire.

Florindo. Non son capace.

Rosaura. Avete voi le chiavi, come hanno gli altri?

Florindo. Le chiavi di che?

Rosaura. Delle porte di quella casa, dove non possono entrar le donne?

Florindo. Sì, le ho, non posso negarlo.

Rosaura. Questa è la sicurezza che pretendo da voi. Datemi quelle chiavi.

Florindo. Ma... queste chiavi... nelle vostre mani...

Rosaura. Ecco la bella sincerità! Ecco il fondamento delle vostre promesse, dei giuramenti vostri!

Florindo. Non vedete, che s’io volessi ingannarvi, potrei darvi le chiavi, ed unirmi poscia con un amico per essere non ostante introdotto?

Rosaura. Non credo1 che vogliate mendicar i mezzi per essere mentitore. Mancandovi le chiavi, vi manca, secondo me, l’ec-

  1. Pap.: Non vi credo sì empio.