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416 ATTO TERZO

SCENA XIV.

Pantalone e detti.

Pantalone. Oe, siori novizzi! Cussì me piasè star insieme.

Anselmo. Per carità, fate che quelle donne portino via quel copertoio da quaglie.

Pantalone. Via, portè via quel felze da barca.

Anselmo. Oh bravo! Questo è un nome ch’io non lo sapeva.

Colombina. Oh, volesse il cielo, che quando mi marito, lo potessi portar io. (leva via il cerchio)

Anselmo. Ma perchè avete accesi tanti lumi? Avete paura ch’io non ci veda ad ammogliarmi con vostra figlia?

Pantalone. Faremo un poco de conversazion.

Anselmo. A me basta la conversazione fra lei e me.

Pantalone. Vegnirà della zente.

Anselmo. A che fare? Per il matrimonio bastano due persone.

Pantalone. Caro sior Anselmo, compatì. In questo me son uniformà al costume. Co se dà la man, se invida i parenti e i amici. Mi parenti no ghe n’ho, perchè son fora del mio paese; onde ho invida qualche siora, amiga delle mie putte.

Anselmo. Ma colla signora ci sarà il signore?

Pantalone. Poi esser; ma no ghe xe mal.

Anselmo. Basta, anderemo in montagna.

Colombina. Ecco la signora Beatrice.

Corallina. Vi è anco la signora Eleonora; si congratuleranno con voi, che siete la sposa.

Diana. Oh, io mi vergogno.

Pantalone. Vedeu? Ecco le signore.

Anselmo. Non ve l’ho detto? Colle signore vi sono i signori.

SCENA XV.

Beatrice, Eleonora, Florindo, Lelio e detti.

Beatrice. Serva di lor signori. (tutti salutano)

Eleonora. Riverisco lor signori.

Beatrice. Sposina, mi rallegro con voi.