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LA DONNA VOLUBILE 363

Rosaura. Va via di qua.

Colombina. Sì, sì, vado. (Vi vuol pazienza, e bisogna compatire il temperamento). (da sè, e parte)

SCENA III.

Corallina e Rosaura.

Rosaura. Corallina.

Corallina. Signora.

Rosaura. Non senti? Ti ho chiamato tre volte.

Corallina. Compatitemi, ho sentito; ma quando vi è Colombina, non ardisco venire.

Rosaura. Perchè?

Corallina. Perchè colei mi perseguita; dice ch’io sono la sottocameriera, che a me non tocca a venire in camera, e qualche volta si diletta di allungare le mani.

Rosaura. Povera Corallina, vien qui, cara, ti voglio tutto il mio bene. In avvenire voglio servirmi unicamente di te.

Corallina. (Oh! Che vuol dire questa stravaganza?) (da sè)

Rosaura. Dimmi: non è vero che questa scuffia sta male?

Corallina. Sì, sì, signora, sta malissimo. (Voglio secondarla). (da sè)

Rosaura. Oh, tu sei una giovane che intende. Colombina è una ignorantaccia.

Corallina. Non fo per lodarmi, ma anch’io so far qualche cosa.

Rosaura. Sai far le scuffie?

Corallina. Sì, signora, le so fare; ne ho fatta una per la signora Diana vostra sorella.

Rosaura. Lasciamela vedere.

Corallina. Subito. (parte per pigliare la scuffia, poi ritorna)

Rosaura. Colombina non la voglio più, è troppo pettegola. Corallina da qualche tempo in qua ha messo giudizio; è divenuta una buona cameriera, mi voglio servir di lei.

Corallina. Signora, ecco la scuffia.

Rosaura. Bella, bella; mi piace infinitamente. Tu ne sai molto più di Colombina.