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LA FINTA AMMALATA 479

Rosaura. Par che lo diciate per forza: verrà o non verrà?

Colombina. Se vi dico che verrà.

Rosaura. E voi che dite? (a Beatrice)

Beatrice. Dico anch’io che verrà.

Rosaura. Oimè! respiro.

SCENA XI.

Lelio e dette.

Lelio. Signore mie, con loro permissione. Il signor Pantalone mi ha detto ch’io venga, e perciò preso mi sono la libertà di venire.

Rosaura. Che cosa vuole? Che cosa comanda?

Lelio. Signora, la stima che ho di voi, non merita che mi trattiate con tanta asprezza.

Beatrice. Compatitela, è oppressa dal male.

Lelio. Appunto per questo son qui venuto. Incontrai il signor Pantalone, e vicino a questa casa mi narrò piangendo lo stato miserabile di sua figlia. Gli dissi avere con me le gocce mirabili d’Inghilterra, le quali sogliono operare prodigi. Mi raccomandò di venire a offerirle alla signora Rosaura, ed io non ho tardato di farlo. Eccole, signora; se voi le prenderete, credetemi, vi troverete contenta.

Rosaura. Obbligatissima, non le voglio.

Lelio. Eh signora Rosaura, so io che rimedio ci vorrebbe pel vostro male.

Rosaura. Voi non sapete niente.

Lelio. Vi vorrebbe uno sposo.

Rosaura. Mi maraviglio di voi. Con le fanciulle civili non si parla così. Mio padre ha fatto uno sproposito a permettervi che mi venghiate a inquietare col pretesto delle gocce d’Inghilterra. Ma io correggerò l’error suo, con non rispondervi, con non abbadarvi, con darvi quella retta che meritate.

Lelio. (La signora ammalata ha parlato con dello spirito). (da sè)

Beatrice. (Capperi! quando occorre, sa dir bene la sua ragione). (da sè)