Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/383


IL VERO AMICO 367

Florindo. È pronta a soffrir tutto?1

Beatrice. Signor Florindo, quando concluderemo le nostre nozze?

Florindo. (Non so più cosa dire). (da sè) Ne parleremo.

Beatrice. Attenderò impaziente il momento felice.

Florindo. Ed ella vuol tanto bene ad un uomo così cattivo?

Beatrice. Anzi vi reputo per l’uomo più buono di questo mondo. Se foste veramente cattivo, non vi dichiarereste esser tale. Gli uomini viziosi hanno questo di male, che non si conoscono. Chi si conosce, o non è vizioso, o se lo è, si può facilmente correggere. La vostra sincerità è una virtù che maggiormente m’accende ad amarvi; poichè se farete vita cattiva, avrete il merito di avermi in tempo avvisata; se la farete buona, il mio contento sarà maggiore.2 Andiamo, caro: torniamo a casa; accompagnatemi, se vi contentate.

Florindo. Scusi; presentemente non posso.

Beatrice. Bene, di qui non parto, se voi non mi accompagnate. Vi aspetterò da Rosaura. (parte)

SCENA XII3.

Florindo solo.

Ho creduto di far bene, ed ho fatto peggio. Per distrigarmi, mi sono impegnato più che mai. Questa signora Beatrice è una cosa particolare; è di un temperamento estraordinario, pronta a soffrir tutto, disposta a tutto, umile, paziente, rassegnata; è vecchia, ed ha volontà di marito.

SCENA XIII.

Lelio e detto.

Lelio. Amico, quando avrete risoluto d’andare a Venezia, noi andremo insieme.

  1. Segue nell’ed. Paper.: «Beatr. Tutto, e anche di più. Fior. (Mi fa restare di sasso!) da sè. Beatr. Signor Florindo, quando ecc.».
  2. Così segue nell’ed. Pap.: «onde, o in un modo o nell’altro, buono o tristo che siate, siete mio, e mio sarete, ed io son vostra, e sarò vostra a dispetto di chi non vuole, parte». E ha fine la scena.
  3. Questa scena, com’è nell’ed. Paperini, vedasi in Appendice.