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278 ATTO SECONDO

Agapito. Signor no, prima di giuocare avete detto di pagar subito, e io ho giuocato con questo patto.

Florindo. Venite qui, facciamo altri due tagli. Guadagnatemi sino a cinquanta zecchini, e vi pagherò.

Agapito. Datemi prima li venti, e poi taglierò.

Florindo. Mantenetemi giuoco.

Agapito. Fuori denari, e ve lo manterrò.

Florindo. Denari ora non ne ho.

Agapito. Se non avete denari, assicurate il mio credito con della roba.

Florindo. Che roba volete che io vi dia? Ho perso anche la tabacchiera.

Agapito. Quella non l’avete persa con me. Al mio banco non si giuoca che coi denari.

Florindo. Domani vi pagherò.

Agapito. Siete un uomo senza fede e senza parola.

Florindo. Mi maraviglio, son un uomo d’onore.

Agapito. Siete un uomo indegno. Avete giuocato per vincere, senza poter pagare perdendo. Chi giuoca in questa maniera, può dirsi un ladro. Meritereste ch’io vi facessi spogliare; ma sono un galantuomo, e non lo voglio fare. Vi do tempo sino a domani, e se domani non mi pagate, vi fo romper l’ossa con un bastone. (parte)

SCENA XI.

Florindo solo.

Questo ci mancherebbe per coronare la mia buona fortuna. Ma che diavolo ho io in queste mani? Sempre perdere, sempre perdere? Che fogli son questi? Paiono di mio carattere. (trova le scritture stracciate) Questa è la scrittura ch’io ho fatto a Beatrice: stracciata? Questa è quella ch’io ho fatto a Rosaura: anche questa in pezzi? Rosaura mi piacerebbe, le volevo bene; ma ora che ha scoperte le mie debolezze, è meglio che mi abbia fatto il regalo della scrittura stracciata. Qualche