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IL CAVALIERE DI BUON GUSTO 177

Ottavio. Eh via.

Clarice. Davvero, non mi conferisce.

Ottavio. Ve lo do io.

Clarice. Via, perchè me lo date voi, lo prenderò.

Eleonora. (Ha servito prima lei). (da sè)

Ottavio. A voi, la mia carissima mezza età. (ad Eleonora)

Eleonora. Orsù, io non voglio esser posta in ridicolo.

Ottavio. Che? L’avete per male?1

Eleonora. Io non sono qui per far ridere la conversazione.

Ottavio. Via, compatitemi, nol dirò più. Prendete questa tazza di caffè.

Eleonora. Non ne voglio. (irata)

Ottavio. Via, prendetelo.

Eleonora. Signor no.

Ottavio. Via, carina. (con grazia)

Eleonora. Siete un gran diavolo! (prende il caffè ridendo)

Ottavio. Fra voi e me far potremmo2 una bella razza di diavoli.

Clarice. (Quando parla con donna Eleonora, s’incanta, non la finisce mai). (da sè)

Ottavio. Signor Lelio, e voi non dite nulla?

Lelio. Io godo lo spirito di queste graziose dame.

Ottavio. Via, fino che godete lo spirito, mi contento.

Lelio. Che?3ci pretendete voi sopra di esse?

Ottavio. Non voglio dire in pubblico i fatti miei.

Lelio. Avvertite che sono due.

Ottavio. E per questo? Io non mi confondo.

Lelio. Volete tutto per voi?

Clarice. Il signor conte Ottavio non si può dividere in due.

Eleonora. È vero; sarà tutto della signora Baronessa.

Clarice. Eh, io non ho questo merito.

Ottavio. Orsù, signore mie, voglio svelarvi la verità. Ho già fissato qual debba esser la mia sposa. Lo dirò pubblicamente, e tutti saranno contenti.

  1. Bett.: Ve ne avete a male?
  2. Bett.: faressimo.
  3. Bett.: Ma che?