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168 ATTO SECONDO

Ottavio. (Oh che scena oggi mi vo’ godere!) (da sè) Signore mie, i vostri complimenti interessano ancora me, ed io sono in obbligo di giustificarmi con tutte due. La signora donna Eleonora aveva de’ motivi da trattenermi. La signora Baronessa ha delle ragioni da rimproverarmi. Chi è al di sotto, mi scusi, e chi è al di sopra, ci stia.

Clarice. (Che razza di parlare ch’io non intendo!) (da sè)

Eleonora. (Chi sa dirmi, s’io sia al di sopra o al di sotto?) (da sè)

Beatrice. (Non mi aspettavo che conducesse seco donna Eleonora). (da sè)

Ottavio. Signor Lelio, vi ringrazio infinitamente che abbiate favorito questa mattina di venire a mangiare la zuppa con noi. Che novità abbiamo?

Lelio. Delle novità ne ho diverse, ma discorreremo a tavola.

Ottavio. Chi è di là? (viene il cameriere)1 Quando viene il Contino in tavola? (cameriere parte) Voglio poi far vedere a voi, che siete dilettante di cavalli, un cavallo di maneggio che ho comprato ieri, che vi piacerà moltissimo. (a Lelio)

Lelio. Di che razza è?

Ottavio. È cavallo di Spagna.

Lelio. Di che mantello?

Ottavio. Sauro e balzano.

Lelio. E polledro?

Ottavio. Non ha più di tre anni.

Lelio. L’avete provato?

Ottavio. ierî l’ho cavalcato più di tre ore. Galleggia d’una grazia mirabile. È rotondo di groppa, corto di vita, e di testa piccola; quando s’alza, innamora, quando s’incurva, è un piacere. Dolce di bocca, obbediente al cenno. Passeggia, danza, galoppa; muta tempo senza scomporsi; non ha vizi, non ha difetti, è una gioia.

Lelio. Quanto l’avete pagato?

Ottavio. Ottanta zecchini, ma non lo darei per cento doppie.

  1. Comincia la sc. XXI nell’ed. Bett.