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IL CAVALIERE DI BUON GUSTO 149

SCENA II1.

Il Segretario e detto; poi il Cameriere, che parte e viene più volte.

Segretario. Eccomi a’ suoi comandi.

Ottavio. Scrivete.

Segretario. Obbedisco. (siede e scrive)

Ottavio. Madama. (detta) Sempre care mi sono le vostre lettere, ma più d’ogni altra cara mi riuscì quella de’ 10 corrente, perchè dandomi voi in essa un comando, mi avete assicurato che fate qualche conto della mia servitù. Senz’altro voi sarete obbedita. Alle tenere espressioni vostre corrispondo col più sensibile aggradimento. Dieci anni sono, mi avrebbero fatto prender le poste per esser a portata d’udirle più da vicino; ma se verrete a Napoli, come mi lusingate di voler fare, i vostri begli occhi mi daranno il vigore della più fervida età, e stupirete voi stessa de’ prodigi della vostra bellezza. Conservatemi quella porzione di grazia, che avete sagrificata per me; mentre fra il numero de’ vostri adoratori io mi vanto di essere con perfetta sincerità.
Madama

Vostro leale amico e serv. obbligatiss.
Il Conte Astolfi2.


(si sottoscrive)

Piegate la lettera. A Madame-Madame la Comtesse Belvisi.

A Rome.

Cameriere3. Illustrissimo, vi è il medico che vorrebbe riverirla.

Ottavio. Dite al signor dottore, che resterà a pranzo con noi. Fatelo passare nell’altre stanze. (cameriere parte) Il medico lo vedo più volentieri quando son sano, che quando sono ammalato.

Segretario. Perchè, illustrissimo signore?

Ottavio. Perchè quando son sano, lo ricevo come un amico, e quando sono ammalato, lo considero come un nemico.

  1. Sc. III nell’ed. Bettin.
  2. Per isbaglio, le principali edd. stampano Astofoli. Vedasi atto III, sc. 6.
  3. Comincia nell’ed. Bett. la sc. IV.