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IL CAVALIERE DI BUON GUSTO 131

Ottavio. Sì, colle donne tratto e converso sempre volentieri: ma colla moglie mi annoierei in capo a tre giorni.

Pantalone. Se la fusse una muggier bona, no la se stufaria.

Ottavio. Trovatemi una moglie buona, e mi marito domani.

Pantalone. Mo no la crede che ghe ne sia de bone?

Ottavio. Sì, ve ne saranno, ma è come un terno al lotto. Uno contro cento diciassettemila quattrocento ottanta.

Pantalone. E pur m’impegneria de trovarghe una muggier bona e de so soddisfazion.

Ottavio. Orsù, per farvi vedere che vi amo e vi stimo, voglio prender moglie; voglio prendere questa buona dama, che voi mi proponete; ma con questa condizione, che voi mi abbiate a fare la sicurtà che veramente sia buona, e buona si mantenga, e tale non riuscendo, che abbiate voi a pagarmi venti mila ducati.

Pantalone. Mo sta sigurtà no la posso miga far.

Ottavio. Dunque non siete sicuro che ella sia buona.

Pantalone. La xe bona, ma la poderia deventar cattiva.

Ottavio. Ed io col dubbio ch’ella sia buona, e col pericolo che possa diventar cattiva, l’ho da prendere? Signor Pantalone, pensiamo alle volpi di Moscovia, che profittano1 più delle femmine da marito.

Pantalone. No so cossa dir. La fazza quel che la crede meggio, ma a tutto Napoli despiase, che Vussustrissima no se marida.

Ottavio. Gente che invidia il mio bene.

Pantalone. E quante dame aspira all’onor delle so nozze!

Ottavio. Non credo a nessuna.

Pantalone. E pur ghe ne xe assae, che ghe vuol ben.

Ottavio. Mi vogliono bene? Povero signor Pantalone! quanto siete buono! Amano i miei poderi, la mia tavola, le mie carrozze. Le conosco, le conosco, non mi lascio gabbare.

Pantalone. La le tratta però volentiera.

Ottavio. Sì; mi burlo di loro, come esse si burlano di me. Fingo

  1. Bett.: cagliano.