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508 ATTO TERZO

Sancio. Ah, temo pur troppo che diciate la verità. I servitori esclamano, perchè ha loro trattenuti i salari. Si è appropriata una pezza di velluto, che doveva venire nelle mie mani. Ha ingannato il povero Pantalone de’ Bisognosi; ha tentato di sedurmi la mia propria figliuola. Comincio a crederlo un impostore, un ribaldo.

Conte. Guardatevi, signore, ch’egli può essere la vostra rovina. Voi presso la Corte sarete responsabile delle sue ingiustizie.

Sancio. Sì, è verissimo. Cercherò per tempo di ripararmi.1

SCENA XIV2.

Donna Elvira, quattro Gabellieri e detti

Elvira. Signore, eccomi a’ vostri piedi. Il povero mio marito pena in carcere ingiustamente. A pretesto di processarlo si tien ristretto tra’ ferri, e il suo processo in due parole si forma. Egli è imputato di contrabbandi; ma chi l’accusa? V’è alcun gabelliere, che lo quereli? Eccoli qui. Interrogateli. Niuno è inteso di questo fatto; niuno può lagnarsi di don Filiberto; tutti sanno la sua onoratezza. Vi è nessun3 che oltre i pizzi fatti venir per mio uso, possa imputargli una minima contravvenzione? Chi lo ha mai denunziato? Chi mai lo ha trovato mancante nel rispetto al Sovrano, e nel dar i diritti alla Curia? Sapete qual è il delitto di don Filiberto? Qual è l’accusatore che lo querela? Il suo delitto è una moglie onorata, il suo accusatore è un ministro adulatore, lascivo. Don Sigismondo è di me invaghito. Cercò allontanar mio marito coll’apparente titolo di buon amico. Non gli riuscì; diede mano alla calunnia, alla crudeltà. Spera di avermi, o colla forza, o colle lusinghe; ma il traditore s’inganna. Mio marito è innocente: ecco testimoni della sua innocenza quelli che, se reo egli fosse, esser dovrebbero i suoi avversari. O rilasciatelo dalle carceri, se cre-

  1. Segue un’altra scena nelle edd. Bettin. e Paper., che manca nelle edd. Pasquali, Zatta ecc.: come si vede nell’Appendice.
  2. Sc. XX nell’ed. Bett. e XXII nell’ed. Pap.
  3. Bett., Pap. ecc.: nessun birro.